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libri. "UNA MAMMA E' PER SEMPRE, STORIA DI GABRIELLA E DI SUA FIGLIA ROSA"

Aggiornamento: 16 mag

Sabato 18 maggio alle 17 nei locali di "Antologia Viaggi" sarà presentato il volume scritto da Alessandra Tuci e Luigi Ferrando, edito da Edizioni Atelier di Pistoia

La copertina del libro di Tuci e Ferrando

PISTOIA. Una mamma non potrà mai dimenticare la sua bambina, anche se l’ha “vissuta” solo per poco tempo. Lotterà con le unghie e con i denti per riportarsela a casa, tra le sue braccia insostituibili. È la storia di Gabriella Carsano, nota alle cronache con il nome di “mamma-nonna” quella raccontata da Alessandra Tuci, giornalista pistoiese e da Luigi Ferrando, ex segretario nazionale Uil telefonici, e racchiusa nel libro “Una mamma è per sempre, storia di Gabriella e di sua figlia Rosa”, edita da Edizioni Atelier di Pistoia.

Il libro verrà presentato sabato 18 maggio alle 17 alla presenza degli autori e del sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi nei locali di Antologia Viaggi di viale Matteotti.

Una storia drammatica e sconvolgente di cronaca nazionale, accaduta qualche anno fa nel piccolo paese di Mirabello Monferrato in provincia di Alessandria, quella di Gabriella, alla quale appunto è stata sottratta la figlia per un susseguirsi di cause nefaste e sentenze giudiziarie poco inclini a qualsiasi forma di umanità.

Luigi Ferrando

Era l’estate del 2010 quando Il marito della donna, Luigi Deambrosis, fu accusato da una vicina di casa di aver lasciato la bambina in macchina a piangere per 45 minuti (poi appurati essere stati solo 7): da lì la bimba, che aveva solo un mese di vita, è stata sottratta ai genitori con l’accusa di abbandono di minore (dalla quale poi furono completamente assolti) e nel piccolo paese di Mirabello Monferrato non ha fatto più ritorno.


La giornalista pistoiese Alessandra Tuci

Nel 2018 l’ultima angosciante sentenza che ne ha dichiarato definitivamente l’adottabilità. “Sono venuta a conoscenza della storia di Gabriella per caso, girovagando sul web, dove alcuni giornali parlavano della sua morte, avvenuta senza aver potuto rivedere la figlia – spiega Alessandra Tuci- così non mi sono data pace. Non potevo credere che un fatto del genere fosse accaduto in un paese civile come dovrebbe essere l’Italia. Ho contattato Luigi Ferrando, amico d’infanzia di Deambrosis e della coppia, e gli ho proposto un’intervista. Lui mi ha risposto perché invece non scriviamo un libro a quattro mani?

E così la nostra collaborazione ha preso vita”.

Un libro che nasce da un connubio tra parte romanzata, fatti realmente accaduti e vicende giudiziarie. Il libro, lungi dal voler giudicare le scelte dei Deambrosis, per ottenere genitorialità, e lontano da ogni forma di moralismo, non vuole neanche essere un atto di accusa contro la magistratura, semplicemente, gli autori vogliono ricordare un caso in cui non è esistita la comprensione, la solidarietà, quelle caratteristiche per i laici si chiamano solidarietà umana e per i credenti carità cristiana. 

Un atto risarcitorio per due persone che la società ha perso per strada senza mai voltarsi per condividere un immenso dolore. 

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