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scritte no vax a pescia. "SAMUELE CREDEVA FERMAMENTE NELLA SCIENZA.."

Su facebook interviene Stefania Berti, la vedova del vigile del fuoco scomparso. "Non avrei mai pensato che la sua morte potesse essere strumentalizzata, tanto meno per una battaglia che non condivido assolutamente e che ci offende in ogni fibra dell’anima: a dolore si somma dolore."


PESCIA. Tra le reazioni allo scempio compiuto nella notte al cimitero principale di Pescia alla luce della scritta "Samule ucciso dal Vaccino" riferita al giovane vigile del fuoco scomparso nei giorni scorsi e di cui si sono tenuti i funerali ieri a Pescia è significativa la "lettera aperta" pubblicata oggi su facebook da Stefania Berti, la vedova di Samuele Del Ministro.

Una donna che nonostante il dolore per la morte del marito lascia con dignità e chiarezza una grande lezione di vita.

Speriamo solo che gli autori delle scritte dopo avere infangato la memoria di Samuele sappiano coglierne profondamente il messaggio:


Samuele credeva fermamente nella scienza, così come ci credo io.
Sapeva che la scienza non sempre offre le risposte e le soluzioni, ma è l’unica strada percorribile dalle persone razionali e intelligenti, quale lui era e quale sono io, di fronte a certi problemi.
La superstizione, le false fedi, i fanatismi e la sciocca credulità non gli appartenevano, come non appartengono a me.

Non ci è mai importato niente di cosa ci fosse dentro i vaccini, che è ciò che sembra preoccupare di più i no vax. In quei mesi terribili del Covid il suo unico pensiero non era per se stesso, ma per le tante persone intorno a noi che bisognava proteggere.
Se gli avessero detto che nel vaccino c’era la candeggina se lo sarebbe fatto iniettare lo stesso, perché è così che si comporta una persona di valore, che pensa prima agli altri e poi a se stesso. E un vigile del fuoco quell’altruismo ce l’ha dentro fin da prima che indossi il casco per il suo primo giorno di lavoro, altrimenti sceglierebbe un altro mestiere.

Samuele con la moglie Stefania

La persona che ha imbrattato il muro del cimitero dove riposa, invece, non ce l’ha. Rivela, di lui, un egoismo e una superficialità che Samu avrebbe disprezzato dal più profondo del suo cuore buono.
Gli atti vandalici lo facevano profondamente arrabbiare: se mai avesse trovato nostro figlio o nostra figlia a imbrattare un muro con uno spray gliele avrebbe suonate, perché aveva un enorme rispetto della cosa pubblica, e quel rispetto l’ha insegnato e trasmesso ai suoi figli in ogni modo possibile.
Chi ha commesso questo gesto ignobile non solo non conosceva Samu, ma ha infangato il suo ricordo e la sua memoria. Che oggi mi costringete a difendere qui, come credo e spero di aver sempre fatto con la mia voce contro le ingiustizie (e lui questa cosa di me l’ha sempre apprezzata) con le poche energie che mi restano, mentre invece dovrei pensare ai miei figli e a me.
Non avrei mai pensato che la sua morte potesse essere strumentalizzata, tanto meno per una battaglia che non condivido assolutamente e che ci offende in ogni fibra dell’anima: a dolore si somma dolore.
E voglio che l’autore di questo gesto, se leggerà le mie parole, sappia che non c’era alcun bisogno di regalarmene un altro po’.
Stefania Berti


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